La risposta italiana a The Players’ Tribune si chiama The Owl Post. Nell’ottobre 2014 Derek Jeter, l’ex stella dei New York Yankees, creava la piattaforma web che dà voce direttamente agli atleti.
Nell’ottobre 2017 quattro giovani sportivi italiani – Valeria Camana, Marta Carnovali, Claudio Negri, Jacopo Pozzi – lanciano il sito che in maniera simile unisce atleti e tifosi, ma anche gli atleti tra loro. The Owl Post (punto it) si ispira esplicitamente, a partire dal logo e dalla grafica, elegantissimi, al prodotto editoriale d’oltreoceano che oggi attrae sponsor e investitori milionari.
In Italia, ovviamente, la realtà è diversa. Laddove non si gioca a calcio – e praticamente la totalità degli atleti-autori di The Owl Post appartiene ad altre discipline, del pallone finora c’è solo una… calciatrice, Regina Baresi – circolano pochi soldi. Ma il progetto è assolutamente affascinante. E in pochi mesi di vita ha riscosso grande entusiasmo, in primis tra gli atleti stessi.
Senza filtri: parola agli atleti
Concepito come un progetto di giornalismo sportivo, in men che non si dica The Owl Post è diventato molto di più. Un luogo d’incontro, un ponte in grado di eliminare il filtro tra l’atleta e il suo tifoso o appassionato o follower, ma anche di mettere in relazione atleti con altri atleti, magari di sport differenti. Che una volta alla tastiera condividono quelle esperienze, sensazioni, emozioni e anche frustrazioni e dubbi, con cui chiunque pratichi uno sport a livello agonistico riesce a immedesimarsi con facilità. A partire dai fondatori del sito.
“Noi siamo in quattro – spiega Jacopo Pozzi, uno dei creatori di TOP – e tutti abbiamo un legame profondissimo con lo sport. Ad esempio due di noi sono giocatori di basket. Questo ci aiuta nel creare il rapporto con l’atleta perché, anche se a livelli e in contesti differenti, condividiamo facilmente con loro le abituali dinamiche del professionismo: viaggi, pressione, fallimento, rinascita”.
Offrire contenuti scritti in prima persona direttamente da chi va in campo o in pista – tra l’altro un punto in comune tra The Players’ Tribune e The Owl Post è proprio il fatto di essere siti creati e portati avanti da sportivi – risponde a una mission essenziale: permettere agli atleti di connettersi direttamente ai fan e viceversa. Facendo sentire vicini gli uni agli altri come mai avvenuto prima. Grazie al digitale e alle nuove forme di comunicazione, il ruolo dei media è cambiato ed è diventato più semplice abbattere il muro tra il campione e i suoi follower.
Inoltre, con TOP arriva in Italia non solo un format mai sperimentato prima, ma anche un prodotto che mette sullo stesso piano ogni sport, aspetto decisamente rivoluzionario per il Bel Paese. “Per questo – continua Pozzi – coinvolgiamo atleti di ogni disciplina, due a settimana, affinché scrivano con noi un capitolo della loro storia. Senza l’assillo delle scadenze né le domande incalzanti di un reporter. E senza essere costretti ad affrontare temi dettati dall’agenda dell’immediato”.
Su The Owl Post la migliore storia di ogni atleta
The Owl Post dà voce alla versione degli atleti, al loro messaggio, preparato con calma, cura e sincerità. Si va oltre il semplice post sui social media, perché il pezzo raggiunge una base più ampia e non è frutto del momento contingente, ma di una ricerca interiore da cui emerge la persona e non solo lo sportivo. Così, sul portale trovano spazio le più belle pagine di diario di ogni atleta coinvolto, il miglior capitolo dell’autobiografia di ciascuno di loro.
“Solo in questi primi mesi – affermano i responsabili – abbiamo raccolto oltre 100 storie incredibili. Ce ne sono alcune davvero emozionanti e questo spazio così unico ha fatto sentire molti atleti liberi di raccontare cose che di solito si tengono nel cassetto, per paura di non poterle descrivere come vorrebbero”.
All’interno di TOP, gli articoli sono raggruppati in cinque grandi categorie: Indoor, dove, tra gli altri, c’è molto basket (Cecilia Zandalasini, Sasha Vujacic, Daniel Hackett, Pietro Aradori, i cugini Diener, Sacchetti padre e figlio), ma anche pallavolo (Matteo Piano, Cristina Chirichella, Valentina Diouf), lo schermidore Daniele Garozzo, la pattinatrice Valentina Marchei, il judoka Fabio Basile; Outdoor, con i pezzi dei rugbisti Giovanbattista Venditti, Edoardo Gori, Valerio Bernabò, dell’ex pilota di Formula 1 Giancarlo Fisichella, del saltatore in alto Marco Fassinotti, del tiratore a volo Giovanni Pellielo; Leggenda (per ora tre ex campioni olimpici Igor Cassina, Manuela Di Centa e Carlo Molfetta); Montagna, con racconti di sciatori di varie specialità, e infine la sezione Lifestyle che raccoglie anche contributi di non-atleti quali il rapper Ghemon, i giornalisti Marco Pastonesi e Giorgio Terruzzi o personaggi come Gian Marco Oddo, stella del parkour, o i Da Move.
“Goggia? Una scrittrice fatta e finita”
Ma in concreto, come funziona The Owl Post? Sono davvero gli atleti a scrivere? Il sistema è, anche in questo caso, simile a The Players’ Tribune, in cui c’è un necessario lavoro di editing del testo – d’altronde sono atleti, non giornalisti, a meno che non ci si chiami CJ McCollum – ma l’approvazione finale spetta esclusivamente all’atleta. Lo staff di TOP offre un supporto tecnico e di essenziale aiuto nella revisione del testo, assistendo e seguendo l’atleta che, mentre scava dentro di sé, centra il suo personale mirino.
“Poi però sono gli atleti a scrivere ed i risultati sono incredibili, alcuni sbalorditivi – riprende Pozzi – Valerio Bernabò, rugbista, è pronto per una scrivania. Un manager analitico e brillante. Valentina Marchei, pattinatrice, riesce con le parole a sfiorare delicatamente temi personali e complessi. Leggera ma tremendamente reale, com’è sul ghiaccio. Matteo Piano, pallavolista, è un sognatore, costruisce metafore raffinate ed è culturalmente onnivoro. Sofia Goggia, sciatrice, una sorpresa inattesa: brillante, lucida ed acculturata, ma anche cruda nei temi e nello stile. Una scrittrice fatta e finita, tra le altre cose”.
L’ultima curiosità da soddisfare è quella del nome The Owl Post. Owl in inglese significa gufo, ma la scaramanzia non c’entra. Si tratta di un acronimo, in realtà, e sta per One Way Left, è rimasta solo una strada. Perché “per noi è un po’ come un incipit, è il nostro c’era una volta”. E a proposito di acronimi, lo stesso TOP che si ottiene dalle iniziali del nome del sito è abbastanza eloquente. Questi primi mesi di attività sono stati incoraggianti, ma ovviamente il progetto dovrà crescere e svilupparsi sempre di più, per continuare a raccontare i pensieri e le emozioni che grandi campioni del presente e del passato portano con sé. Conclude: “Vorremmo continuare negli anni a venire a offrire un luogo d’incontro unico per gli atleti e per chi ama lo sport. Specialmente se è raccontato bene, se va oltre il semplice, banale risultato”.