Il 6 febbraio 1970 la NBA approvò l’apertura di una nuova franchigia in Oregon: nacquero i Portland Trail Blazers.
Mica gratis: dovettero sborsare 3,7 milioni di dollari come tassa di ammissione. Il debutto avvenne il 16 ottobre 1970, al vecchio Veterans Memorial Coliseum, di fronte a 4273 spettatori.
Tre anni dopo l’arrivo dei SuperSonics nella vicina Seattle, con i quali si sviluppò una certa rivalità, il lontano Pacific Northwest poté così contare su un’altra squadra NBA. Entrambe arrivarono al titolo negli anni ’70: questa volta, però, furono i Blazers (1977) ad anticipare di due anni i giallo-verdi dello stato di Washington (1979).
Trail Blazers, i pionieri del nord-ovest
Il nome scelto, Trail Blazers – letteralmente “apripista” ma per esteso “pionieri” – si rifà alla storia di quel territorio. Nello specifico, alla famosa Oregon Trail, la pista dell’Oregon, una delle principali vie terrestri di migrazione interna che dal Missouri penetrava fino alla costa pacifica nord-occidentale degli Stati Uniti.
Un tracciato di 3490 chilometri, aperto e percorso da esploratori, coloni, cowboy, minatori, affaristi, mercanti di pellicce, che fu una fondamentale via di comunicazione dai primi decenni dell’Ottocento fino a quando, nel 1883, la ferrovia non arrivò fino a Portland.
I Portland Trail Blazers divennero così quelli che tracciano una pista affinché altri possano seguire quel percorso. Una mentalità rimasta tipica degli abitanti dell’Oregon, come tra l’altro racconterà Phil Knight, il fondatore della Nike, figlio illustre di Portland, nella sua autobiografia L’arte di vincere.
Trail Blazers fu preferito a Pioneers, nickname già ampiamente diffuso nelle squadre scolastiche e universitarie. Meglio allora un nome più originale, ideale per una città sempre distintasi per la sua vena artistica e il suo spirito libero. E che abbracciò la nuova squadra – l’unica professionistica da quelle parti fino all’arrivo dei Portland Timbers di calcio nel 2011 – con una passione che perdura tuttora.
Nel 2020 i Portland Trail Blazers tagliano il traguardo dei 50 anni di esistenza. Per celebrare il loro mezzo secolo, in una partita di preseason e in cinque serate di regular season – denominate Decade Nights – scenderanno in campo con una divisa storica. Inoltre, il Moda Center di Portland sfoggerà un parquet speciale celebrativo.
La divisa vintage dei Blazers
Damian Lillard, CJ McCollum e tutti gli altri Blazers, in sei occasioni della stagione 2019-20, vestiranno una divisa di gioco dal gusto profondamente vintage.
Si tratta, di fatto, della replica di quella indossata dalla squadra team che nel 1977 vinse il suo primo e finora unico titolo NBA. Un’impresa inaspettata, che ebbe l’effetto di scatenare in città un entusiasmo sfrenato, definito Blazermania. Trascinata dal centro Bill Walton, Portland sconfisse nelle Finals Philadelphia 76ers per quattro vittorie a due.
La jersey è rossa con bordi bianchi e neri e la scritta Blazers a caratteri minuscoli, nel font rétro dell’epoca, che scende in verticale sulla parte destra del torace. Sui pantaloncini, sempre rossi, campeggia il logo del club sulla coscia sinistra. Le uniche aggiunte rispetto al passato sono lo swoosh della Nike, la patch dello sponsor di maglia e il logo NBA.
Questa uniforme sarà impiegata l’8 ottobre 2019, nella partita di preseason che si giocherà in via eccezionale al Veterans Memorial Coliseum, l’arena del titolo del 1977, e poi nelle cinque Decade Nights previste.
Per il lancio della maglia, si è svolta anche una passeggiata in bicicletta con Bill Walton, rievocativa della parata con cui i Blazers festeggiarono l’anello vinto. Il lungo dagli allora capelli rossi, californiano, pacifista, anticonformista, vegetariano, fan sfegatato dei Grateful Dead, era infatti solito recarsi alle partite pedalando. Così, fu seguito da un gruppo sempre più folto di tifosi in bicicletta, qualcosa di simile a Rocky seguito dai ragazzi di Philadelphia mentre si allena correndo sulla scalinata.
Il parquet per i 50 anni
Oltre alla divisa, i Portland Trail Blazers, per celebrare i 50 anni della franchigia, calcheranno inoltre un parquet speciale al Moda Center.
Il parquet è caratterizzato da un look anch’esso piuttosto vintage e presenta a fondo campo, una da un lato e una dall’altro, le scritte Portland e Trail Blazers nel font a caratteri minuscoli già visto sulla canotta a caratteri minuscoli. Il logo a metà campo è un numero 50, il cui zero è il logo della squadra: disegnato da Frank Glickman, è conosciuto come pinwheel logo (“girandola”) e rappresenta astrattamente cinque giocatori contro altri cinque.
Su un lato lungo del rettangolo, quello opposto alle panchine, sempre nello stesso font, figura la scritta Rip City est. 1970. Rip City è uno dei soprannomi di Portland. Fu coniato dallo storico speaker Bill Schonely durante una partita contro i Lakers il 18 febbraio 1971, proprio durante la prima stagione dei Blazers.
La squadra stava perdendo e cercava di rimontare, affrettando i tempi: allora la guardia Jim Barnett, in un’epoca in cui il tiro da tre ancora non esisteva, scagliò un tiro da una lunghissima distanza che entrò nel canestro senza neppure toccare il ferro. Un esaltato Schonely balzò in piedi esclamando “Rip City! All right!“.
To rip significa “strappare”, “lacerare” e può essere ricondotto al fruscio della retina centrata in pieno dal pallone, ma in realtà fu tutto molto più casuale. Lo speaker spiegò, infatti, che non aveva idea di come gli venne fuori questa espressione. In ogni caso, Rip City divenne per esteso un nomignolo dell’intera città di Portland, di cui vuole rappresentare lo spirito positivo.
Il parquet celebrativo dei Blazers presenta un colore unitario anche all’interno dell’arco dei tre punti, mentre le aree pitturate sono più chiare. Rosse le lunette, così come l’area di bordo campo. Aggiunte moderne, ovviamente, il sito web, l’account Twitter e Instagram e il doppio logo del Moda Center.