Ecco una selezione di 10 canzoni di basket, che parlano di questo sport o che sono ad esso legate.
Il rapporto tra musica e pallacanestro è profondo e non riguarda soltanto il rap. Pezzi che hanno a che fare con il basket scelti – in modo assolutamente soggettivo – per importanza storica, significato ed emozioni che riescono a dare.
Brani di vari generi, dal rap al rock, dal pop all’R&B, da ascoltare al playground, in palestra, al palasport, come colonna sonora di un’immensa passione!
Kurtis Blow, Basketball
Basketball has always been my thing
I like Magic, Bird and Bernard King
Basketball di Kurtis Blow, del 1984, è una sorta di manifesto fondante dello strettissimo legame tra la pallacanestro e il rap. Il videoclip è un quadretto musicale e iconografico degli anni ’80, epoca in cui la cultura hip hop non era ancora molto diffusa a livello mondiale. Nel testo, oltre a termini tecnici quali pick-and-roll, slam dunk e give-and-go, si cita una pletora di stelle NBA, con prevalenza di giocatori dei New York Knicks, essendo Blow di Harlem. Il brano fu ben accolto dall’allora neo-commissioner David Stern, è stato la colonna sonora ufficiale del videogame NBA 2K12 e contribuì sensibilmente alla diffusione del basket attraverso la musica.
R. Kelly, I believe I can fly
I believe I can fly
I believe I can touch the sky
I think about it every night and day
Spread my wings and fly away
Vincitore di tre Grammy, il brano del mostro sacro dell’R&B R. Kelly è noto per essere stato la colonna sonora dell’iconico film a tecnica mista Space Jam, con Michael Jordan e i personaggi dei Looney Tunes, uscito nel 1996. A chiedere a R. Kelly di comporre una canzone per il suo film fu proprio Michael Jordan, all’epoca ai Bulls, che incontrò l’artista in una palestra di Chicago. R. Kelly, senza nemmeno chiedergli di cosa si trattasse, accettò senza esitazioni. Se amate una versione dai ritmi più alti, allora la cover migliore è quella in stile punk rock dei Me First & The Gimme Gimmes.
Public Enemy, He got game
It might feel good, it might sound a little somethin’
But damn the game if it don’t mean nothin’
Con lo stesso titolo del film, questo dei Public Enemy è il brano principale della colonna sonora di He got game di Spike Lee. Interpretato da Denzel Washington insieme a un sorprendente Ray Allen, allora ventitreenne, il film del 1998 è considerato uno dei più significativi tra quelli che hanno a che fare con il basket. Il melodico pezzo dei Public Enemy, gruppo hip hop di Long Island (New York) i cui testi hanno una fortissima impronta sociale, contiene un featuring di Stephen Stills e incorpora elementi di For what it’s worth dei Buffalo Springfield.
Ghemon, Nessuno vale quanto te
Sapevo sarebbe successo, ma non mi immaginavo a quale prezzo
E anche se do per scontato lo spazio che mi è concesso
a volte mi scordo che il viaggio è stato pazzesco
La passione dell’artista irpino per il basket è ben nota e Ghemon ha firmato anche Vola alto, brano ufficiale della Serie A 2015-16. Per questa selezione, però, preferiamo Nessuno vale quanto te, per il testo e per la presenza di Marco Belinelli nel videoclip. Uscito nel 2014, con il Beli fresco campione NBA con San Antonio, è stato in parte girato nella palestra in cui è cresciuto, quella della Vis Basket di San Giovanni in Persiceto (Bologna). Nel comporre la canzone, Ghemon tuttavia non pensava tanto alla pallacanestro quanto alla necessità di motivazioni per uscire da un momento difficile, trovando poi un interessante parallelismo tra la sua carriera e quella del giocatore.
Pet Shop Boys, Go West
Life is peaceful there
Go West, in the open air
Go West, baby you and me
Go West, this is our destiny
Il brano Go West, originariamente inciso dai Village People nel 1979, è stato portato a fama mondiale dai Pet Shop Boys, duo synth pop britannico, a partire dal 1993. Oltre alle migliaia di interpretazioni e di utilizzi che ne sono stati fatti, Go West ha un rapporto speciale con il basket: in tanti palazzetti dello sport fa regolarmente parte della colonna sonora abituale sparata dagli altoparlanti durante il riscaldamento pre-partita o la presentazione delle squadre.
Claudio Baglioni, Il pivot
E da quelle mani grandi ancora calde di una volta
il pallone prese vita e volò su
Non molti sanno che Claudio Baglioni, nel 1977, dedicò una canzone a un’importante ruolo del basket, almeno nella concezione di allora. Il pivot, nome vintage del centro, è un brano lento dell’album Solo. Il cantautore romano celebra un giocatore alto due metri e sui trentotto anni che, serio e silenzioso, appesantito ma “con il tocco ancora buono“, continua a giocare e a sacrificarsi sotto canestro, in quella che probabilmente, a carriera finita, è solo una semplice partita al campetto. L’io narrante è un compagno di squadra, da cui il pivot riceve palla per effettuare una schiacciata. E poi, con le prime luci della sera, “mi sorrise e in silenzio se ne andò“.
Diddy-Dirty Money feat. Skylar Grey, Coming home
I know my kingdom awaits
and they’ve forgiven my mistakes
I’m coming home, I’m coming home
Tell the world that I’m coming
Non è una canzone di basket, ma Coming home del 2010 è stata accostata alla narrativa del “ritorno a casa” di LeBron James, che nell’estate del 2014 lasciò i Miami Heat per tornare ai Cleveland Cavaliers, portandoli due anni più tardi al titolo NBA. Firma il brano Diddy, ex Puff Daddy alias Sean Combs, con il suo gruppo Dirty Money, con il fondamentale e decisivo featuring di Skylar Grey, che canta il ritornello con la sua splendida voce. Un pezzo dalle sonorità rap, R&B e pop che parla di redenzione, in cui Diddy si è ispirato ai momenti chiave della sua vita.
Red Hot Chili Peppers, Magic Johnson
L.A. Lakers fastbreak makers
Kings of the court, shake and bake all takers
Notoriamente tifosi dei Los Angeles Lakers, in particolare il bassista Flea, i Red Hot Chili Peppers, rock band nata proprio nella metropoli californiana nel 1983, hanno incluso nell’album Mother’s Milk un brano intitolato Magic Johnson e dedicato quindi a uno dei più grandi giocatori NBA di sempre. Poco meno di tre minuti a ritmo frenetico come nel miglior showtime di quei Lakers che hanno fatto la storia del basket negli anni ’80, diventando una delle squadre più iconiche di ogni epoca. Il pezzo, uscito nel 1989, si inserisce pienamente in quel clima.
Emis Killa, I.L.T.G. (I love this game)
Rookie come in He got game, groupie nel mio letto
In fissa col triangolo come Phil Jackson
Primavera 2015: stanno per andare in scena i playoff NBA che stabiliranno l’inizio della straordinaria saga tra Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers. Tutta l’Italia è in trepidazione per seguire la fase finale della stagione sugli schermi di Sky Sport. Per introdurla era necessaria una canzone in grado di infondere un elevatissimo livello di energia. Ci ha pensato allora il rapper Emis Killa a tirare fuori un pezzo che dà la carica con l’intensità e l’adrenalina di una partita di basket incerta e tirata.
Shaquille O’Neal, I’m outstanding
Didn’t live in Bel Air like the Fresh Prince
Times are hard, times are rough
Non ce ne voglia Dame D.O.L.L.A. alias Damian Lillard, ma è giusto concludere questa carrellata musical-cestistica con almeno un brano cantato da un giocatore NBA. Ecco allora I’m outstanding di Shaquille O’Neal. Io sono eccezionale, e non potrebbe essere altrimenti per colui che si auto-definirà il più dominante di sempre. Il brano, prodotto da Erick Sermon, è uscito nel 1993, quando Shaq aveva solo 21 anni e giocava negli Orlando Magic. Il videoclip propone un’atmosfera molto street in cui O’Neal – che si faceva chiamare Diesel – parla della difficoltà di venire dalla strada e di non mollare mai per raggiungere le vette più alte.