Negli ultimi giorni del 2019, l’Olimpia Milano ha riportato in Italia Keifer Sykes, che era finito a giocare in Cina dopo la precedente esperienza ad Avellino.
Circa un anno prima, Sykes aveva messo dentro la bellezza di 31 punti proprio nel canestro dei biancorossi. Sempre con il team irpino, era riuscito a segnarne 44 in due partite consecutive. E pensare che doveva essere il cambio di Norris Cole, prima che l’ex campione NBA a Miami prendesse altre direzioni.
Keifer Sykes sembra uno qualsiasi, impressione ulteriormente accentuata dal suo fisico “normale” di 1,80 per 77 chili. Ma la sua storia è particolare ed è stata presa a modello per un pluripremiato documentario che mette al centro lo sport come via di riscatto: Chi-Town, disponibile su Amazon Prime Video.
Chi-Town e il basket liceale di Chicago
Chi-Town è un documentario della durata di 82 minuti, uscito nel 2018 e diretto dal regista e produttore Nick Budabin. Newyorchese e grande appassionato di basket, qualche anno prima, nel 2010, si era trovato a Chicago per le riprese di una serie dedicata al venticinquesimo anniversario del celebre show televisivo di Oprah Winfrey.
Nella Windy City era rimasto stregato dalla realtà della pallacanestro dei licei locali. Una scena viva, passionale, elettrizzante, ma piena anche di storie tragiche, in una città che, soprattutto nel South Side e nel West Side, è infestata di gang e violenza e quando esci non sai se tornerai a casa, o se lo farai tutto intero.
A Chicago, per tanti ragazzi, giocare da basket vuol dire inseguire un sogno: diventare giocatore professionista e lasciare quelle pericolose strade. Ma come come dice lo stesso Keifer nel film, “molti sogni non diventano realtà“. Sykes è nato e cresciuto qui e le sparatorie lo hanno privato di più di un amico, o hanno costretto altri a trascorrere tutta la vita su una sedia a rotelle.
Budabin, così, vuole girare un documentario su questo mondo, basandosi sulle storie di alcuni giocatori liceali di Chicago. Ma quella di Keifer lo colpisce più di altri e decide di incentrare il lavoro soltanto su di lui. All’epoca, stava frequentando l’ultimo anno alla Marshall High School e tre i compagni di squadra c’era anche Alfonzo McKinnie, che arriverà in NBA partendo molto dal basso.
La storia di Keifer Sykes
Keifer Sykes, nato nel 1993, è l’ultimo di otto fratelli. Nonostante la sua statura non lo aiuti, gioca a basket con tutto l’ardore di cui è capace. Grazie alla sua esplosiva elevazione e all’istinto nel trovare il canestro, si afferma nel panorama delle high school e ottiene una borsa di studio per giocare al college a Wisconsin-Green Bay.
Chi-Town, partendo dall’anno da senior al liceo, ripercorre e racconta l’ascesa di un ragazzo che, tra una partita e l’altra, deve fare i conti con un percorso costellato da gravi perdite personali e seri infortuni, il tutto in un ambiente permeato di violenza e disperazione. Diventa padre a soli sedici anni, perde il suo per un attacco di cuore e vede amici arrestati dalla polizia o morire nelle strade.
Il basket, in mezzo a tutto ciò, per il giovane Sykes è un focus irrinunciabile per tenersi lontano dai guai, sognando una NBA che però non arriverà mai, almeno finora. Ma poco importa: colui che sembrava essere solo uno dei tanti ragazzi finiti a ingrossare le statistiche di quelli che non ce l’hanno fatta, soprattutto dopo la mancata scelta al Draft 2015, diventa in realtà un professionista: dopo i quattro anni universitari, Summer League con Cleveland, training camp con vari team NBA, G League agli Austin Spurs (a San Antonio conosce Ettore Messina), Corea del Sud, Turchia, l’esplosione in Italia ad Avellino e poi, finita la parentesi cinese, l’approdo in EuroLeague con Milano.
E il viaggio, per un giocatore che in ogni momento ha dovuto combattere contro pronostici avversi, non è ancora finito. La dedizione di Keifer e il suo deciso sostegno alla comunità di origine sono innegabili fonti di ispirazione. Chi-Town è un ritratto intimo, genuino e sorprendente di un giocatore che sa come si vincono le sfide della vita e, soprattutto, su cosa ci vuole davvero per farlo.