Ero a New York da una settimana. Trascorsi i primi giorni a Manhattan, ho raggiunto una nuova destinazione: Brooklyn.
Dopo innumerevoli ricerche, ho trovato una camera a Clinton Hill. Condividevo la casa con una crew tanto internazionale, quanto eterogenea. Attori, scenografi, esperti di web development dalla West Coast e studenti: quella che sembrava la trama di un film, era la mia realtà. Un vero melting pot, una piccola New York in un appartamento di 90 metri quadrati.
Alla ricerca dei playground: Brooklyn Bridge Park
È bastata una mezza giornata per sistemarmi e selezionare i primi obiettivi. Cercavo curiosità, personaggi legati al basket e, chiaramente, i playground. Avevo raccolto alcune notizie da portali italiani, ma gli aneddoti più particolari sono emersi da blog e siti di informazione locale. Avevo programmato di visitare circa due playground a settimana, dividendoli per aree. Un piano che ha subito non poche modifiche, già dopo i primi dieci giorni.
Ma torniamo a Clinton Hill. Prima domenica a Brooklyn, prima lavatrice fuori porta e primo playground: Brooklyn Bridge Park, quartiere di Brooklyn Heights. Avevo calcolato il percorso e la distanza, un’abitudine ogni volta che mettevo un piede fuori casa. La giornata era promettente, nonostante un paio di nuvole all’orizzonte. Il telefono segnalava 2,5 miglia, volevo assaporare quell’accenno di primavera e ho optato per una camminata. Borsa, taccuino, power bank, cuffie, musica nelle orecchie e via!
Verso il Brooklyn Bridge
Myrtle Avenue è una via molto caratteristica. Coffee shop si alternano a locali messicani, ristoranti italiani e lingue diverse si mescolano a cucine tradizionali di ogni parte del mondo. Passo dopo passo mi rendevo conto della multiculturalità di Brooklyn e di come riuscivo, giorno dopo giorno, a sentirmi a mio agio. Dopo aver attraversato il parco di Fort Greene, mi sono ritrovata a camminare al fianco di un campo da baseball dove era in corso una partita.
Ho imboccato Sands Street ritrovandomi su Bridge Park e lì un’altra sfida, questa volta streetball. Un 2-contro-2, in cui due uomini di mezza età affrontavano due ragazzi. Un match senza esclusione di colpi. Mi sono fermata incantata a osservare la grinta, la tenacia e l’intensità. Bball is in the air!
Mentre il telefono segnava 15 minuti alla meta, nelle orecchie risuonava Home di Naughty Boy feat. Sam Romans, un segnale? Forse la meta era vicina. Prospect Street, poi Old Fulton Street, a destra l’immensità del Brooklyn Bridge e di fronte lo skyline di Manhattan avvolto dalla foschia. Vibrazione. Notifica: “Sei arrivata a destinazione”.
I campi del Pier 2
Raggiungere Brooklyn Bridge Park è come entrare in una nuova dimensione con un panorama da urlo. È il regno dello sport all’aria aperta, un’area suddivisa in varie sezioni: Empire Fulton Ferry, Fulton Ferry Landing, Greenway, John Street, Main Street, Pier 1, Pier 2, Pier 3, Pier 3 Greenway Terrace, Pier 4 Beach, Pier 5, Pier 6.
The place-to-be per tutti i basketball lovers è senz’altro Pier 2. Qualcosa di inspiegabile, chiamarlo playground è chiaramente riduttivo. Vaste aree coperte e scoperte e campi da basket che quasi sembrano sospesi sull’acqua. Sui canestri il WE GO HARD e il logo dei Brooklyn Nets. Ho scoperto tra l’altro che l’ex franchigia del New Jersey, annualmente, organizza un allenamento a porte aperte nella preseason. Un’occasione unica per presentare la squadra ai tifosi prima del debutto della regular season.
Mi sono seduta sul prato, ho ascoltato i rimbalzi sull’asfalto alle mie spalle e lo sguardo dritto alla Statua della Libertà. Ho estratto il taccuino dalla borsa e con fierezza ho tracciato una linea su Brooklyn Bridge Park – 1. Missione compiuta.