Last Chance U: Basketball, la dura vita degli junior college

L’East Los Angeles College (ELAC) è uno junior college, che negli Stati Uniti è un tipo di università “minore”, più accessibile sia a chi proviene da fasce sociali meno abbienti sia a chi, non brillando negli studi, non riesce a soddisfare elevati requisiti accademici.

Dal momento che il sistema scolastico e universitario americano è indissolubilmente legato a quello sportivo, negli junior college è difficile che passino atleti con grandi prospettive. Tuttavia nelle loro squadre non è infrequente trovare talenti di alto livello, che per un motivo o per l’altro non hanno mai avuto, o non hanno saputo sfruttare, un’opportunità in Division I o II della NCAA. E quindi tali realtà possono trasformarsi in un trampolino di lancio verso lidi migliori.

La docuserie Netflix Last Chance U: Basketball racconta la realtà di questi piccoli atenei. Segue passo passo la squadra di basket dell’ELAC, che sarà pure uno junior college ma comunque si trova in un contesto di tutto rispetto: la città di Los Angeles. Le telecamere riportano la quotidianità della squadra, tra allenamenti, partite, vita di gruppo, focus sulla vita privata di ragazzi che, ciascuno con il proprio passato e le proprie ambizioni, cercano la loro occasione per sfondare nel basket. Anche perché hanno ancora vent’anni o poco più.

Agli ordini di Coach Mosley

Last Chance U: Basketball non è una fiction. Tutto ciò che si vede è reale. Il “protagonista” è coach John Mosley, che da giovane è stato un importante giocatore degli Huskies e ora è riuscito a rilanciare e rendere di nuovo vincente il programma cestistico di ELAC. Coach Mosley è un uomo di solidi principi, spesso molto severo con i suoi giocatori, che cerca di spronare al massimo per farli crescere e far loro capire che soltanto dando il massimo e restando uniti potranno mettersi in mostra e attirare l’attenzione di università più importanti.

Ogni giocatore ha la sua storia, i suoi sogni, la sua personalità. Ad esempio c’è Malik Muhammad, centro dall’enorme potenziale ma pigro e indolente. C’è Deshaun Highler, guardia di gran talento ma estremamente emotiva e sensibile. C’è Joe Hampton, caduto in basso dalla Division I, che soffre terribilmente la disciplina. E così via. Per assemblare un gruppo, e nel basket universitario è sempre difficile perché i giocatori cambiano ogni anno, l’allenatore deve conoscere bene le situazioni di ciascun giocatore e trarne il meglio per la squadra.

Ciò che accomuna gli Huskies, e con loro le migliaia di giovani in cerca di una second chance, è che tutti vivono una situazione di profonda incertezza e cercano di uscire da lì. Il coach li fa lavorare sodo, affinché siano pronti quando (e se) arriverà il biglietto di partenza. Siamo lontanissimi dalle luci della NBA e anche della NCAA: questi sono i bassifondi del college basketball, dove le palestre somigliano più a quelle dei licei che alle arene delle università più famose.

Last Chance U: Basketball, le stagioni

La prima delle due stagioni di Last Chance U: Basketball uscite finora corrisponde al campionato 2019-2020. L’obiettivo è vincere il campionato statale degli junior college della California. ELAC, grazie a una striscia record di vittorie consecutive, accede ai playoff. Però il sopraggiungere della pandemia determina l’annullamento della stagione, mandando in frantumi il sogno.

Di colpo, con un mondo chiuso e con partite senza pubblico (o senza partite), i giocatori di ELAC rischiano di perdere opportunità di farsi notare dal vivo dagli scout dei college più grandi. Tuttavia alcuni dei migliori riescono a ottenere buone borse di studio in NCAA. Quindi, anche se il Covid ha tolto loro la possibilità di vincere il titolo, il merito per lo sforzo messo in campo viene comunque riconosciuto. E questo è stato possibile grazie a un gruppo che, nonostante le difficoltà, è riuscito a rimanere unito. Intanto, per la seconda stagione, Coach Mosley è alle prese con i nuovi ragazzi che formeranno l’ossatura della squadra.

Last Chance U: Basketball, fin dal titolo, trasmette un senso di estrema urgenza, mostrando quanto sia difficile avere un’opportunità importante. E quanto a volte basti un errore per compromettere tutto. Ma lascia anche la speranza che il futuro riservi sempre una nuova occasione. Al centro di tutto c’è sempre il basket, che entra pienamente nelle vite di tutte le persone coinvolte ed è lo strumento per emergere dall’anonimato. Perché riuscire a spiccare il volo verso l’alto, nello sport come nella vita, è una sfida personale difficile ma stimolante. Un viaggio che richiede il massimo dell’impegno e dell’ardore e che, soprattutto, è impossibile da compiere da soli, senza l’aiuto della squadra.

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