Akron, Ohio, anni Novanta. Quattro ragazzini afroamericani delle scuole medie si ritrovano a giocare a basket negli Shooting Stars, una squadretta della AAU (Athletic Amateur Union), lega di tornei giovanili negli Stati Uniti.
Con gli Shooting Stars fanno faville e diventano amici per la pelle. Per loro la pallacanestro è il modo di stare insieme e di vedere il mondo oltre i limiti della dimenticabile e problematica Akron, una città che non è nemmeno sulle carte geografiche appese sui muri dell’aula scolastica. Alcuni, inoltre, provengono da situazioni familiari svantaggiate.
I quattro sono “Little” Dru Joyce III, Willie McGee, Sian Cotton e il più forte del gruppo, il figlio di una ragazza madre sballottato per anni da una casa all’altra: il suo nome è LeBron James. Il coach è Dru Joyce II, padre di “Little” Dru.
Insieme, i “Fab Four” coltivano un sogno: fare qualcosa di grande per Akron attraverso il basket. È anche il sogno di LeBron: spiccare il volo lasciando un segno nella sua città. E per tenerlo vivo, finite le medie, decidono di iscriversi tutti nello stesso liceo per continuare a giocare insieme.
Shooting Stars: il libro
Shooting Stars è il libro che narra, con la voce di LeBron James, gli anni di formazione sportiva e umana di colui che diventerà uno dei cestisti più forti e famosi di tutti i tempi. Il ghostwriter è Harry Gerard “Buzz” Bissinger, tra l’altro autore di Friday Night Lights, storia di football americano diventata film e serie tv di successo.
In America Shooting Stars è uscito per la prima volta nel 2009, in parallelo al documentario More than a game, mentre in Italia è stato tradotto per la prima volta nel 2024, a cura di Annalisa Carena, e pubblicato dalla casa editrice Libreria Pienogiorno.
Un volume godibile e scorrevole, con un ritmo intenso e coinvolgente proprio come una partita di basket. Il racconto rende facile familiarizzare con i protagonisti. E dire che, stando a quanto riferisce il giornalista Jeff Benedict nella recente biografia di LeBron James, durante la lavorazione del libro Bissinger non era riuscito a entrare in piena sintonia con il campione.
Nel 2023 Shooting Stars è diventato anche un film recitato, diretto da Chris Robinson e con Marquis “Mookie” Cook nella parte di LeBron James. A interpretare Romeo Travis è Scoot Henderson, attuale giocatore dei Portland Trail Blazers.
LeBron e le stelle di “St. V”
Dicevamo, LeBron, Dru, Willie e Sian scelgono di frequentare la stessa scuola superiore. Ma lo fanno con una decisione controcorrente: anziché al liceo prevalentemente afroamericano Butchel, come la comunità nera di Akron si aspettava, si iscrivono alla St. Vincent-St. Mary, detta “St. V”, una scuola cattolica di matrice bianca.
Ma a loro interessa solo il basket e lì c’è Keith Dambrot, un allenatore di cui si fidano. E un capitano che già conosce LeBron e che in futuro diventerà suo socio in affari: Maverick Carter. Avversario dopo avversario, tra tante vittorie e qualche cocente sconfitta, devono costantemente fare i conti con la propria vita e con l’ambiente che li circonda.
Nonostante le difficoltà di adattamento a una scuola ben diversa dalle loro origini e le pressioni che man mano salgono, come succede sempre negli USA quando ci sono dei teenager promesse dello sport, i “Fab Four” (diventati strada facendo “Fab Five” con l’aggiunta di Romeo Travis) trascinano la squadra degli Irish ai vertici dell’Ohio e della nazione.
In quattro anni, dal 1999 al 2003, tra pressioni, gelosie, vita da star e le conseguenze di un’eccessiva sicurezza in se stessi, questi ragazzi, alle prese con le difficoltà e i pericoli di crescere ad Akron e con un sistema che un giorno li osanna e un altro li distrugge, si allenano a diventare uomini. E a restare uniti per conquistare ciò per cui hanno lottato dal primo giorno: vincere il titolo, magari in un finale da film.
Cinque amici e un pallone da basket
Shooting Stars è fondamentalmente la storia di un’amicizia tra ragazzi di provincia. Quando il basket comincia a diventare una cosa fin troppo seria, si fanno forza dimostrando un vero spirito da “uno per tutti, tutti per uno“.
LeBron, il narratore in prima persona, non si pone come superstar. È solo uno degli altri, solo un po’ più bravo a basket. Sa interiorizzare le difficoltà vissute da piccolo, resta calmo e razionale e riesce a superare le difficoltà di una precoce e spasmodica attenzione dei media.
Willie è un ragazzo che viene dai bassifondi di Chicago, trasferitosi ad Akron con il fratello: la sua salvezza. È abbastanza maturo da saper mettere ogni cosa nella giusta prospettiva. Dru è il più schietto, il piccoletto guerriero e combattivo che deve dimostrare tutto e lavora il triplo degli altri. Sian è grande e grosso, uno spensierato ribelle insofferente alle regole, ma sempre pronto a dare tutto se stesso.
Romeo, che si aggiunge al terzo anno di liceo, è lo sbruffone dall’infanzia difficile che trova nella squadra la sua misura. Recita il ruolo del duro, ma è solo istinto di autoprotezione. In realtà, ama stare con gli altri e vuole far parte di un gruppo vincente.
Dice LeBron: “Tanta gente si pone degli obiettivi nella vita ma non li realizza mai. Si arrende, rinuncia ai suoi sogni… dopotutto, sono solo dei sogni. Ma noi no. Noi avevamo realizzato il nostro obiettivo e il nostro sogno e, come membri dei Fab Five, lo avevamo fatto nell’ultima partita di basket che avremmo giocato insieme. Sembrava un dono del cielo, qualcosa che non sarebbe mai potuto succedere, e invece era successo“.