La Cupola è il nome con cui è comunemente conosciuto il palazzetto dello sport di Terni, oggi intitolato a Leo Seconi, scomparso nel 1990 e figura storica del basket nella città umbra.
A prima vista, questo piccolo e particolare palasport fa pensare a un disco volante di un vecchio film di fantascienza o a un capanno Quonset dell’epoca delle guerre mondiali. In realtà, la Cupola è stata costruita nel 1973, diventando il primo impianto coperto per la pallacanestro a Terni, che fino ad allora si giocava all’aperto.
La struttura, di proprietà della Provincia di Terni, fa parte del complesso sportivo Renato Perona. Si trova in Via Benedetto Croce, traversa del principale Viale Trieste. Non lontano si estende il Villaggio Matteotti, nucleo residenziale sorto nello stesso anno e noto per essere un esempio della cosiddetta architettura partecipata di Giancarlo De Carlo.
La Cupola, casa del basket ternano
La storia della Cupola di Terni, oggi Palasport Leo Seconi, coincide in buona parte con quella della Leo Basket, la società ternana di più lunga tradizione, attualmente attiva a livello giovanile. Un caso probabilmente unico di club che porta il nome di battesimo del suo fondatore. Nel 1961, infatti, in seguito alla scomparsa della U.S. Lavoratori, i membri della squadra vollero omaggiare così il presidente Leo Seconi, che accettò di prendere in mano le sorti della pallacanestro locale. Dal 1973 la Leo giocò alla Cupola.
Terni non è una grande piazza di basket. Le attenzioni degli sportivi sono in gran parte monopolizzate dalla Ternana Calcio: le Fere rossoverdi sono uno dei simboli dell’identità locale insieme all’industria dell’acciaio, a San Valentino e alla Cascata delle Marmore. I canestri hanno attecchito molto di più nella piccola e vicina Rieti, che è nel Lazio ma dista da Terni una trentina di chilometri. In terra umbra, invece, la formazione neroarancio in rarissime occasioni si è spinta oltre i campionati regionali.
Tra l’altro, alcuni dei personaggi più significativi della storia del basket ternano hanno avuto a che fare anche con Rieti. Come Alberto Scodavolpe, un napoletano transitato dalla Leo negli anni ’70 prima di vestire la maglia della Sebastiani in massima serie. O il compianto coach Sandro Cordoni, sedutosi a più riprese sulla panchina di Terni, a cui oggi nel capoluogo sabino è dedicato l’ex PalaLeoni.
La struttura del PalaSeconi
La Cupola, come appare all’esterno, è soltanto la parte superiore del palazzetto dello sport di Terni. Il campo, infatti, si trova al di sotto del livello stradale. Un po’ come The Pit, la celebre arena di Albuquerque dove gioca l’università del New Mexico.
L’interno è composto da due tribune disposte sui lati lunghi del campo, alle quali si accede da corridoi tubolari. Le gradinate si restringono a salire, dal momento che la curvatura dell’edificio ha impedito di realizzare spalti più elevati. L’impianto è omologato per 200 spettatori, mentre un tempo si riusciva a riempirlo con 7-800 persone, creando un ambiente caloroso.
La tecnica costruttiva è quella della cupola monolitica in calcestruzzo, che non richiede strutture di sostegno, riducendo tempi e costi. Con una gittata di cemento si riempie un’intelaiatura metallica. Essa viene poi gonfiata e sollevata dalla pressione dell’aria all’interno, fino a prendere la forma della calotta che si autosostiene. Una volta solidificatosi il cemento, si realizzano le aperture, in questo caso i quattro ingressi e le dodici finestre a fessura disposte lungo la circonferenza.
Nel 2021, dopo alcuni anni di chiusura, la Provincia di Terni ha dato in gestione l’impianto a una società locale, l’Interamna Basket. Anche se a Terni è in programma la costruzione di un nuovo palazzo da 4000 posti accanto allo stadio, l’intenzione è mettere a norma e riaprire la Cupola alias PalaSeconi. E riportare la gioia del basket nella storica casa del basket ternano.
[Si ringraziano Bruno Seconi e Massimiliano Cinque per la gentile collaborazione e le immagini]