Se la vita di Giannis Antetokounmpo è diventata un film – Rise, uscito a giugno 2022 sulla piattaforma streaming Disney+ – è perché la star dei Milwaukee Bucks è, suo malgrado, un eroe contemporaneo. La storia di questo ragazzo “invisibile” (statura a parte) delle periferie ateniesi che ascende a celebrità planetaria è tra le più raccontate dei nostri tempi.
Giannis, tra l’altro uno dei produttori esecutivi del film, è indubbiamente un personaggio sovraesposto. Parlano di lui a non finire documentari, servizi, libri, articoli, e ora un film recitato. Il prezzo da pagare per un giovane nato nel 1994 e cresciuto proprio mentre web, social e innovazioni tecnologiche trasformavano per sempre le abitudini di informarci e comunicare.
Ma ciò che lui rappresenta è profondamente radicato nel XXI secolo. Incarna tre culture – africana, europea, americana – ed è un simbolo del mondo globalizzato. La sua vicenda familiare di immigrato irregolare pone inoltre una delle questioni più delicate e, purtroppo, strumentalizzate di oggi. Antetokounmpo è la traslitterazione greco-latina dell’originario Adetokunbo, che in lingua Yoruba significa “il re tornato da oltremare“: anche nel suo cognome c’è proprio tutto.
Insomma, era destino che, nel contesto attuale, la storia della famiglia Antetokounmpo non rimanesse sotto traccia. Al contrario di quello che Charles, Veronica e i loro quattro figli nati in Grecia sono stati costretti a fare nella vita reale per molti anni.
Rise: la storia di Giannis Antetokounmpo
Giannis Antetokounmpo è nato da genitori nigeriani e nigeriano è Akim Otomoso, regista di Rise. Allo stesso modo, sono nigeriani di nascita o di origine gli attori protagonisti: Uche Agada, un esordiente, interpreta Giannis; suo fratello Ral Agada è Thanasis. Dayo Okeniyi veste i panni di papà Charles mentre Yetide Badaki è mamma Veronica. Il film è una coproduzione greca e statunitense targata Walt Disney.
Rise va alle radici di Giannis, i cui genitori lasciano l’Africa all’inizio degli anni ’90. Costretti a riparare dalla Turchia in Grecia, si stabiliscono ad Atene, nel sobborgo di Sepolia. Qui sopravvivono con lavori umili e facendo i venditori ambulanti per crescere Thanasis, Giannis, Kostas e Alex. C’è anche un quinto figlio, il primogenito Francis, dolorosamente lasciato in Nigeria ai nonni. Di lui il film parla più spesso di quanto non se ne faccia nella realtà.
La trama si sofferma in maniera consistente sulla loro condizione di clandestini. La quotidiana convivenza con il rischio di denuncia e rimpatrio, le difficoltà burocratiche per ottenere un documento e in generale un sistema che sembra fatto apposta per rendere la vita impossibile agli immigrati. Il tutto in una Grecia alle prese con la gravissima crisi economica e attraversata da un’ondata di razzismo e xenofobia.
Gli Antetokounmpo vanno avanti per anni da apolidi. Cercano di far quadrare i conti con dignità. I figli, mentre crescono alti e forti e aiutano i genitori in strada a smerciare borse e occhiali, fanno conoscenza con il basket sui campetti della capitale ellenica. Entrano in una piccola società, il Filathlitikos, ed è l’inizio di tutto. La pallacanestro è la via d’uscita. Dalla palestra di Zografos all’impensabile occasione del Draft NBA, Rise – “Ascesa” – narra i primi, decisivi anni di Giannis Antetokounmpo e dei suoi fratelli.
Temi e dettagli del film
Il tema portante di Rise è l’importanza di una famiglia unita nelle difficoltà. “Quando una persona della famiglia segna, tutta la famiglia segna“, è la frase ripetuta più volte dagli Antetokounmpo. Con determinazione, fede e lavoro duro è possibile emergere dalla difficile situazione di immigrati irregolari, che li espone a continui imprevisti e umiliazioni. Fino a quando, grazie all’opportunità del basket, le cose cambiano per sempre.
Non era facile realizzare un film su Giannis, per la singolarità della storia e dei suoi protagonisti, oltre che per il rischio di scadere nella banalità quando si parla di razzismo e immigrazione. Le critiche al film sono in maggioranza positive. L’ambientazione greca, inedita per un film Disney, ci mostra un’Atene in cui alla fierezza delle rovine dell’acropoli fa da contraltare l’infinita distesa di cemento dei suoi quartieri moderni. Dove, tra i campetti di Sepolia e la palestra del Filathlitikos, è nata una delle storie più incredibili dello sport odierno.
Pur romanzando diversi frangenti, per via dell’inevitabile esigenza “fiabesca” a cui la Disney non può venire meno, in linea generale la storia è fedele alla realtà. Sono ben inseriti alcuni dettagli noti di Giannis: l’unico paio di scarpe da basket condiviso con Thanasis, gli highlights della NBA in un internet point, l’abitudine di prendere appunti per studiare il gioco, le dormite in palestra su un materassino e altri particolari che gli appassionati non esiteranno a riconoscere.
L’unica scena assolutamente inverosimile è quando la serata del Draft è vista in tv in contemporanea in tutto il mondo. In ogni caso, Rise è una storia di speranza e ottimismo, al netto di qualche eccessiva semplificazione, che ci fa sicuramente bene guardare e dalla quale lasciarsi ispirare.