In venticinque anni, la NBA è diventata una lega sportiva professionistica di respiro globale. È quella che più di ogni altra ha investito in marketing e comunicazione, acquisendo una popolarità a livello planetario tuttora in crescita.
Un ruolo chiave in questa espansione, in simultanea posizione di causa e di effetto, lo hanno sicuramente avuto i giocatori provenienti da fuori gli Stati Uniti, quelli che oltreoceano definiscono international players: all’inizio dell’ultima stagione erano 100 su 446, quindi oltre un quinto, provenienti da 37 paesi. Ma non solo: utilizzo e sperimentazione delle nuove tecnologie, presenza sui maggiori mercati internazionali (Asia su tutti), eventi, partite e persino squadre al di fuori dei confini americani sono elementi che hanno reso la NBA tutt’altro che National.
Un percorso non avvenuto dall’oggi al domani: Wired USA, in un articolo di K.M. McFarland, ha individuato gli 8 momenti chiave attraverso cui la NBA è diventata quella che oggi.
1992 – Il Dream Team
Oggi è facile accedere alle giocate spettacolari di una stella NBA, o addirittura incontrarla di persona in qualche iniziativa pubblica, ma fino a 20-30 anni fa ammirare gli idoli di allora era difficile persino in tv, figuriamoci dal vivo. Così lo sbarco del Dream Team ai Giochi di Barcellona fu come assistere alla discesa degli dei in terra. La trionfale olimpiade di una squadra di futuri hall-of-famers ebbe un’incredibile ricaduta promozionale sulla NBA e su tutto il basket: l’inizio della globalizzazione. Michael Jordan il primo grande testimonial su scala mondiale.
1994 – Le finali NBA sulla tv cinese
La serie finale del 1994 tra Houston Rockets e New York Knicks è integralmente trasmessa in Cina sull’emittente nazionale, la CCTV. Non è mai accaduto prima: un segnale evidente del crescente interesse del gigante asiatico verso lo sport. La Cina, che non ha ancora vissuto il boom economico, con il suo miliardo di abitanti è un mercato fin troppo allettante. Soltanto un anno più tardi nasce la Chinese Basketball Association (CBA), la lega professionistica cinese che oggi annovera venti squadre e attira svariati giocatori provenienti dalla NBA.
1995 – L’espansione in Canada
Imitando la MLB di baseball e la NHL di hockey su ghiaccio, anche la NBA decide di varcare il confine nord degli Stati Uniti e di sbarcare in Canada, impiantandovi due franchigie: i Toronto Raptors e i Vancouver Grizzlies. Esperimento riuscito a metà: se da un lato i Raptors, così denominati sull’onda del successo cinematografico di Jurassic Park, rappresentano un’intera nazione e godono di ottima salute, dall’altro gli scialbi Grizzlies si sono trasferiti a Memphis dopo solo sei anni, nel 2001.
1996 – Il cybercasting
Internet inizia a farsi strada, anche se con possibilità molto limitate rispetto a oggi (ricordate le linee 56k?). Tuttavia la NBA intuisce le potenzialità della Rete e attraverso Espnet SportsZone mette su una piattaforma di cybercasting per trasmettere ovunque attraverso il web, a costi contenuti, la cronaca radio in streaming delle partite. Per ascoltarle era necessario aver installato sul proprio computer il software Real Audio. Nonostante un Internet ancora lontanissimo da quel che è oggi, una lungimiranza notevole da parte della lega di David Stern.
1998 – Il primo viaggio di Kobe Bryant in Asia
Kobe Bryant ha vent’anni, è professionista da due e sta bruciando le tappe per diventare un simbolo della NBA. Buona parte della sua popolarità mondiale la deve al suo primo tour promozionale in Asia, che prima della stagione 1998-99 tocca Corea, Giappone, Filippine e Australia. Ne farà ben 9 da quelle parti, l’ultimo nel 2015 con la Nike. Kobe, forse anche più di Jordan, è il nuovo modello di superstar: non solo in campo, ma costantemente impegnato a sviluppare la sua immagine di icona mondiale del basket. Dopo di lui venne LeBron James.
2002 – Yao Ming prima scelta NBA
Nel 2002 il colossale centro cinese Yao Ming, alto 2,29, è la prima scelta assoluta al Draft NBA, selezionato dagli Houston Rockets dove trascorrerà una carriera minata da continui infortuni. È il primo international chiamato con l’opzione più alta. Dopo i pionieri Marciulionis, Sabonis e Petrovic gli stranieri avevano già cominciato a farsi strada in NBA, come Dirk Nowitzki. Al di là di quanto fa vedere sul campo, Yao è un buon motivo per milioni e milioni di cinesi di seguire la NBA. E grazie ai voti online dei suoi connazionali si guadagna un posto fisso all’All-Star Game.
2009 – La NBA su Twitter
Twitter è il social sportivo e mediatico per eccellenza, quello più indicato per seguire un evento live. La NBA lo capisce molto presto e, subito a ruota di MLB e NFL, apre il suo profilo ufficiale nel febbraio 2009. Insieme a Facebook e YouTube, la lega dà il via all’era social, in cui meglio di ogni altra organizzazione sportiva riesce a espandersi in tutto il mondo e a coinvolgere i fan, creando un fortissimo engagement attraverso la condivisione di aggiornamenti, foto e video, per alimentare una conversazione continua attorno a tutto ciò che succede in NBA.
2016 – Warriors-Pelicans in realtà virtuale
La nuova frontiera: la realtà virtuale, per vedere lo sport in prima fila anche trovandosi altrove. La partita di apertura della stagione 2015-16 tra Golden State Warriors e New Orleans Pelicans è stata trasmessa sui visori Samsung Gear VR attraverso NextVR. Vedere ogni cosa che succede in campo da un punto di osservazione privilegiato: ora è possibile. In un prossimo futuro la NBA tramite League Pass potrebbe offrire il courtside viewing al costo parziale di un biglietto.