Oltre che una delle community di basket più competenti, seguite e apprezzate in Italia, tra social, sito web, podcast, eventi offline, collaborazioni di prestigio, Overtime – Storie a spicchi ci ha regalato anche un bel libro: The Dream League, uscito a fine 2020 per Ultra Edizioni.
Il volume è un atto d’amore per la NBA, il “campionato dei sogni”. Il posto dove, come affermano slogan ormai consumati ma sempre veritieri, accadono le meraviglie e nascono le leggende. Dove, attraverso imprese da supereroi sul parquet e umanissime storie di vita al di fuori del campo, quelle che in fondo sono persone come noi hanno costruito un mito sempre affascinante da raccontare, leggere, ascoltare, vedere.
I nove autori, introdotti dalla prefazione di Michele Dalai, si sono divisi le 30 squadre NBA, narrandone per ciascuna il giocatore più significativo (o l’indissolubile coppia di giocatori, o in taluni casi l’intero gruppo: Kobe & Shaq, Stockton-to-Malone, Grit’n’Grind…). Una scelta che risponde essenzialmente a una precisa e sincera domanda: “Perché tifi proprio per questa o quella squadra? Perché ti ha fatto amare la NBA?“.
Andrea Cassini, Luca Mazzella, Davide Piasentini, Simone Bonotti, Leandro Nesi, Roberto Gennari, Simone Severi, Vincenzo Piglionica, Mikhail Laurenza, nell’ordine in cui sono presentati sulla cover: ecco il team di Overtime che, dipingendo 30 ritratti per 30 squadre, rende omaggio alla passione per la NBA raccontando in 30 storie gli ultimi quarant’anni della lega dal punto di vista sportivo, umano, emotivo, tecnico.
The Dream League, un libro di squadra
The Dream League è un libro collettivo, scritto quindi da una squadra. E una squadra non è mai composta da individui tutti uguali, ma vi coesistono differenti sensibilità, culture, modi di essere. Il suo successo dipende dalla capacità di amalgamare idee e background variegati in un progetto comune, valorizzando ciò che ognuno sa fare, per ottenere un convincente risultato d’insieme.
Non ho conosciuto dall’interno le fasi di nascita del libro, ma immagino di non discostarmi molto dalla realtà se affermo che, per realizzare l’opera, ogni autore abbia sacrificato qualcosa della sua individualità in nome dell’obiettivo finale, senza rinunciare alla propria identità. Come in quelle squadre che, per puntare al titolo, riescono a far coesistere giocatori la cui convivenza a prima vista appare un rebus.
Impossibile e inopportuno, dunque, recensire il libro analizzando singolarmente i 30 capitoli. Perché ciascuno esprime uno stile, un ritmo, un’organizzazione concettuale, un punto di vista differente. Pezzi dal tono epico e letterario si avvicendano a racconti di stampo più cronachistico e tecnico. La cifra comune è sempre l’amore per la NBA, la ricerca del perché significhi così tanto nelle nostre vite da considerarla un mito. E questo, forse, è dato dal fattore umano: le storie di The Dream League sono soprattutto storie di uomini, con le loro pulsioni, debolezze, gioie in cui immedesimarsi.
Perché sogniamo la NBA?
Perché, allora, sogniamo la NBA? Come mai ci lasciamo catturare dalla sua irresistibile attrazione? È un discorso che va oltre la semplice passione per il basket. È qualcosa in cui sublimare le nostre esistenze. Ha a che fare, come dice il titolo, con il sogno. Con l’istinto di voler riconoscere una realtà più grande di noi, che rappresenti il top assoluto, quell’empireo che mai potremo eguagliare. E proprio per questa sua natura ci aiuta a riconoscere i nostri limiti e a diventare ogni giorno migliori, condividendo con gli altri la nostra condizione.
Nella NBA si sfidano i più grandi, c’è la migliore pallacanestro del pianeta, in campo e nel marketing. E anche se oggi ogni highlight è a portata di smartphone, vogliamo credere che la NBA rimanga sempre l’eccellenza, qualcosa di superiore e quasi irraggiungibile. Il non plus ultra dei desideri, non necessariamente cestistici, che ognuno ha. Il fatto che la NBA scandisca le stagioni della nostra vita soddisfa non tanto una fame di grandezza, ma piuttosto l’esigenza di avere un costante punto di riferimento. Un mondo sicuro di cui sentirsi parte, che sarà sempre là, nel quale rifugiarci e da cui trarre ispirazione.
Così per capire davvero The Dream League dobbiamo leggere tra le righe. Scavare ciò che a prima vista è nascosto. Guardare dentro di noi. Andare a scoprire il motivo per cui, ogni ottobre, sentiamo quel fremito particolare nonostante sia solo la prima di 82 partite più playoff. E sarà allora solo lì che individueremo il fuoco che ha spinto questi autori a cimentarsi insieme, donandoci l’emozione mai ripetitiva di leggere o ascoltare una storia NBA.
A proposito, senza nulla togliere agli altri e in nome della soggettività di cui parlavo prima, i miei capitoli preferiti sono stati quelli su Steph Curry, Dirk Nowitzki, Hakeem Olajuwon, Gilbert Arenas e Muggsy Bogues.