Negli ultimi tempi, la crescita della G League, la lega di sviluppo della NBA che fino al 2017 si chiamava D-League, è andata di pari passo con un certo appiattimento sotto l’aspetto dei nomi e dei loghi delle squadre che ne fanno parte.
Nel corso degli anni, infatti, sono aumentate le franchigie di G League che ripropongono lo stesso nickname della corrispondente “casa madre”. Allo stesso modo, anche la loro immagine coordinata finisce per richiamare in tutto e per tutto la squadra NBA a cui appartengono o sono affiliate.
Quindi si è andato un po’ disperdendo il patrimonio di design, sia naïf sia all’avanguardia, che aveva caratterizzato i team di questa lega fin dai suoi esordi nel 2001, alcuni dei quali erano fortemente radicati in contesti locali. Un’originalità sacrificata in nome di un legame sempre più stretto e interdipendente con quello delle franchigie NBA.
Fermo restando che, secondo un’opinione strettamente personale, il logo più bello di sempre nella storia della G League e forse dell’intero basket americano è per me quello dei Tulsa 66ers, mi sono divertito a selezionare, tra quelli delle 28 attuali squadre, i 7 loghi che a mio avviso sono i migliori, in ordine decrescente. Ho tenuto conto della grafica, della storia che incarnano, dell’originalità e del messaggio trasmesso.
I loghi pubblicati in questo post appartengono ai legittimi proprietari e sono stati tratti dal sito Sportslogos.net, dal 1997 la miglior risorsa web per quanto riguarda il graphic design nello sport nordamericano e mondiale.
7 – Capital City Go-Go
I Capital City Go-Go, nati nel 2008 e di proprietà dei Washington Wizards, portano uno dei nomi più originali della G League. Go-Go è infatti il genere musicale vicino al funk, al rhythm’n’blues e al primitivo hip hop, figlio della cultura popolare afroamericana, che si sviluppò nell’area di Washington DC dalla metà degli anni ’60 (Chuck Brown ne è considerato il padre fondatore). Un logo non spettacolare, da cui però merita di essere isolata la conga, il tipico strumento a percussione reso nei colori bianco-rosso-blu dei Wizards (e della bandiera statunitense) con l’icona del pallone da basket inserito nella parte superiore. Una soluzione ben riuscita, che fa il paio con l’obelisco-bacchetta magica che compare sul logo dei Wizards della NBA.
6 – Windy City Bulls
Non era semplice intervenire su un logo storico e cristallizzato nell’immaginario collettivo come quello dei Chicago Bulls, uno dei pochissimi a non aver mai mai subito restyling (è tale dal 1966), quello della squadra che Michael Jordan rese leggendaria. Per i Windy City Bulls, in G League dal 2016, si è scelto di far spuntare il grintoso toro dal nome della squadra collocato in primo piano, nascondendone naso e bocca. Per dare movimento alla composizione, rispetto al logo della squadra NBA, sono stati enfatizzati gli occhi e soprattutto le grinze della fronte. Più statico il logo secondario, con il toro di profilo a dare il senso della carica e con la sagoma dello stato Illinois in grigio sullo sfondo.
5 – Iowa Wolves
Gli Iowa Wolves, la squadra G League dei Minnesota Timberwolves, sono gli eredi degli Iowa Energy, attivi dal 2007 al 2017, anno in cui ha debuttato la nuova brand identity firmata dal designer Rodney Richardson. Il logo richiama in tutto e per tutto quello dei Timberwolves della NBA, con l’unica differenza della posizione del lupo: ululante alla stella polare nel logo di Minnesota (la squadra geograficamente più a nord della lega), in semplice posizione eretta in quello di Iowa. La composizione è accattivante, moderna, equilibrata, anche se il lupo e la palette cromatica ispirata al paesaggio nordico (il blu del cielo notturno e dei laghi, il bianco del ghiaccio, l’argento della luna, il verde delle aurore boreali) è sicuramente più confacente al Minnesota che al rurale Iowa dei campi di granturco.
4 – Long Island Nets
Fondati nel 2016, i Long Island Nets appartengono ai Brooklyn Nets e per la loro brand identity hanno scelto di rievocare i colori bianco, rosso e blu di quelli che erano una volta i New York Mets in ABA e i New Jersey Nets in NBA. Il logo, in linea con lo stile Nets, è semplice ma evocativo al tempo stesso e richiama quello utilizzato fino al 1978 da quella che era considerata la seconda squadra di New York, ben armonizzato con il logo secondario degli attuali Brooklyn. Il wordmark Nets in lettere rosse corsive stile baseball e apposto su un pallone bianco e nero e il tutto è circondato da un cerchio blu con i nomi Long Island e New York e tre stelle per parte, riferimento a quelle che figurarono sulla divisa della squadra ABA a partire dal febbraio 1972.
3 – Maine Red Claws
Nonostante la proprietà dei Boston Celtics, i Maine Red Claws, fondati nel 2009, hanno mantenuto una loro precisa identità oltre che una stretta connessione con il territorio. Il nickname Red Claws, letteralmente “chele rosse”, si riferisce a una specie di aragosta ed è un’omaggio alla pesca delle aragoste, una delle principali attività economiche del New England. Ma c’è chi fa notare che “Red” può essere visto anche come un un tributo a Red Auerbach, il mitico allenatore e manager dei Celtics. Il logo è fortemente simmetrico ed equilibrato e l’impatto è notevole: un’aragosta rossa dallo sguardo combattivo abbraccia con le grandi chele il nome della squadra, mentre le due antenne terminano in due palle da basket.
2 – South Bay Lakers
I lacustri al mare. Per i South Bay Lakers, la squadra G League dei più nobili Los Angeles, l’iconico logo giallo-viola non lasciava troppo spazio a reinterpretazioni. Geniale quindi la soluzione di trasformare il pallone da basket del logo L.A. in un grande sole al tramonto che si riflette nel mare, reso in un innaturale celeste che però ben si accompagna alle tonalità oro e viola del resto della palette. In alto, in bianco, sono state mantenute le righe della palla da basket. Unica perplessità il font delle parole South Bay, che non sembra ben armonizzato con il carattere storico del wordmark Lakers. Molto bello anche il logo secondario, senza wordmark ma con la sagoma del pier e di una palma, a esaltare pienamente il paesaggio californiano.
1 – Memphis Hustle
Equilibrio, attenzione ai dettagli, studio profondo, un tocco vintage e pieno di significati: il logo dei Memphis Hustle, squadra G League dei Memphis Grizzlies, è a mio avviso il migliore della lega di sviluppo NBA. Hustle, nella patria del Grit-and-grind, è un termine che non ha una traduzione precisa ma esprime la determinazione, il sacrificio, il darsi da fare per raggiungere un obiettivo. Il logo propone la silhouette rossa di un orso grizzly, bordata di bianco e argento, con al centro il wordmark in un font vintage dal fascino straordinario: rievoca le insegne al neon di Beale Street, la via più vivace e attraente della città, e l’enorme tradizione musicale di Memphis (qui sono nati soul e blues), mentre le linee larghe e curve che compongono le lettere richiamano il flusso del fiume Mississippi, con stella finale a rappresentare le tante star della musica, dello sport e non solo provenienti da Memphis o ad essa legate. Il rosso è un omaggio ad alcune storiche franchigie sportive di Memphis del passato come i Sounds, i Chicks, gli Showboats, i Wings e agli attuali Redbirds di baseball.
Fuori classifica – Delaware Blue Coats
L’identità visiva dei Delaware Blue Coats, squadra G League dei Philadelphia 76ers, non mi entusiasma particolarmente, però la segnalo per l’originalità della scelta di nome e logo. La narrativa della squadra con sede a Wilmington, Delaware, è fortemente improntata sulla storia americana. Blue Coats (“cappotti blu”) era il nome con cui erano chiamati i soldati del 1° Reggimento Delaware, che grazie al loro coraggio ebbero un ruolo fondamentale nella guerra d’indipendenza americana. L’uomo a cavallo è Caesar Rodney, uno dei padri fondatori dello stato del Delaware nonché per un periodo al comando dei Blue Coats: Rodney divenne famoso per un’epica cavalcata notturna di 80 miglia sotto la pioggia, con cui il 1° luglio 1776 corse a portare il suo voto, decisivo, al congresso delle colonie che a Philadelphia stava deliberando sull’indipendenza degli Stati Uniti, proclamata poi il 4 luglio.