Il parquet incrociato dei Boston Celtics è un’icona della NBA. Uno dei campi da basket più riconoscibili al mondo. Simbolo della tradizione di una delle franchigie più vincenti di sempre.
Il rettangolo di legno che ha visto i trionfi della dinastia di Bill Russell, la famosa palla rubata di John Havlicek, gli spericolati tuffi di Larry Bird, le battaglie con i Lakers, i 17 stendardi issati sul soffitto sopra di esso, la gloria, il sudore, il sangue, la cenere del sigaro della vittoria di Red Auerbach, ha una storia lunga oltre settanta anni.
Il parquet incrociato dei Boston Celtics: la storia
Il primo a volere che i Boston Celtics giocassero su una superficie in legno fu il loro proprietario Walter Brown nel 1946. Agli albori della NBA e all’indomani della seconda guerra mondiale, Brown commissionò un campo in parquet nonostante gli Stati Uniti dovessero fare i conti con una preoccupante scarsità di legname. A disposizione della East Boston Lumber Company, l’impresa incaricata dell’opera, c’era soltanto del materiale di scarto: legno di quercia e di pino rosso proveniente dalle foreste del Tennessee, che negli anni precedenti era usato per costruire dormitori militari. Niente acero, il legno più comune utilizzato per i parquet: disponibilità limitata e costi troppo alti.
Le maestranze bostoniane, da quel legno che nessuno avrebbe mai voluto, seppero cavare il proverbiale sangue dalle rape: un lavoro certosino produsse 264 sezioni di forma quadrata, dalle dimensioni di 5 piedi (152 centimetri) per ciascun lato e lo spessore di quasi 4 centimetri. Fu prestata particolare attenzione al taglio seguendo le venature naturali del legno, allo scopo di accrescerne la resistenza. Quindi, si scelse di porre in opera i riquadri in modo perpendicolare l’uno all’altro, tecnica che ne avrebbe incrementato la stabilità e la durevolezza: ciò fece risultare il parquet incrociato. Costo: oltre 10 mila dollari.
Quel legno, tuttavia, era massiccio e ogni sezione così pesante che servivano almeno quattro persone per sollevarla e collocarla al posto giusto. Una squadra di operai, che venne chiamata Bull Gang, soprannome mantenuto ancora oggi per il gruppo di lavoro a Boston che deve smontare e rimontare il parquet per il basket e il ghiaccio per l’hockey, si occupò della posa. Furono utilizzati listelli di legno, viti di ottone e 988 bulloni.
Il primo parquet incrociato dei Celtics non fu però montato al Boston Garden, bensì alla Boston Arena. Nei primi nove anni di storia, infatti, la casa dei bianco-verdi fu l’impianto costruito nel 1910 e che esiste tuttora come Matthews Arena (il nome fu cambiato nel 1982), sede delle partite della Northeastern University. L’originale Boston Garden, affascinante impianto in stile art déco demolito nel 1998, era stato aperto nel 1928 sopra la North Station e ospitò i Celtics per quarant’anni, dal 1955 al 1995. Il parquet era già stato spostato qui nel 1952.
I “punti morti” del Boston Garden
Il parquet incrociato dei Boston Celtics è parte integrante dell’immaginario e della tradizione sportiva della città, al pari del Green Monster, il grande muro verde croce e delizia di Fenway Park, l’altrettanto iconico stadio del baseball.
Per Red Auerbach era suolo sacro: “Il nostro parquet è qualcosa di unico – diceva il leggendario allenatore e dirigente dei Celtics – ed è sostanzialmente un buon campo, sicuramente molto meglio dei tanti parquet di compensato che si vedono in giro… Non possiamo farne a meno“. L’uomo che era solito accendersi un sigaro a bordo campo, in barba ai divieti, quando la vittoria di una partita era ormai al sicuro, voleva che quel parquet durasse il più possibile, che non fosse mai cambiato. Ne conosceva ogni centimetro quadrato: un sapere che veniva trasmesso ai giocatori, che a loro volta ne sperimentavano dettagli e caratteristiche.
Infatti, il parquet del Boston Garden presentava i famosi “punti morti”, oltre a un campionario di incrinature e ondulazioni, che potevano costituire un vantaggio per la squadra di casa. In corrispondenza di questi punti, infatti, non era infrequente che la palla rimbalzasse male, smorzando la forza impressa ad essa dalla mano del giocatore in palleggio. Questo era un aspetto fondamentale soprattutto nei primi decenni della NBA, quando i playmaker preferivano palleggiare a lungo anziché passare.
Così, sembra che i Celtics sapessero in anticipo in che modo la palla avrebbe rimbalzato in questo o in quel punto del campo. E che quindi, in fase di difesa, indirizzassero gli avversari in palleggio proprio in quelle zone dove sapevano esserci i punti morti, forzando così una palla persa. C’è in realtà chi non ha mai creduto a tutto ciò, oppure preferiva non dare importanza alla cosa. Tuttavia fu un’importante arma psicologica. E i Boston Celtics hanno sempre contato su un forte fattore campo: certo, merito del pubblico, dell’atmosfera del Garden, del timore reverenziale che infondevano nelle altre squadra, ma un piccolo ruolo potrebbe averlo avuto anche la “leggenda” dei punti morti.
Al giorno d’oggi, probabilmente, la vivisezione anche degli aspetti più impensabili del gioco metterebbe in guardia in anticipo i giocatori ospiti dell’esistenza o meno di questi possibili rischi. All’epoca, però. non era raro che qualcuno tentasse con leggerezza un palleggio azzardato, un gioco di prestigio in ball-handling, salvo poi non ritrovarsi più la palla tra le mani, rimasta a terra come se fosse sgonfia, e non potendo fare altro che vederla raccogliere a terra da un avversario. Per contro, palleggiare al Boston Garden richiedeva un’elevata concentrazione nonché una maggiore forza da imprimere con il braccio.
Le irregolarità e le deformazioni del parquet si spiegavano, oltre che con l’usura, con ciò che si trovava sotto la superficie: uno strato di cemento non livellato, crepato e rattoppato nel corso degli anni, a causa delle vibrazioni causate dallo scorrere dei treni nella sottostante North Station. Inoltre, in occasione delle partite di hockey su ghiaccio dei Boston Bruins, il parquet non veniva rimosso, ma semplicemente celato da un ulteriore strato di legno sopra il quale veniva installata la superficie di ghiaccio.
Il parquet incrociato oggi
Nonostante l’intenso utilizzo e le sollecitazioni pressoché costanti, il parquet incrociato dimostrò un’invidiabile capacità di resistere al tempo. Grazie anche a un’accurata manutenzione, e all’inevitabile sostituzione di alcune sezioni (soprattutto nel 1972 e nel 1993), il parquet originale fu utilizzato fino al 22 dicembre 1999, oltre la vita stessa del Boston Garden. Nel 1995, infatti, lo storico tempio bianco-verde fu dismesso e la squadra si trasferì nell’adiacente Fleet Center, l’attuale TD Garden. Qui, dopo un necessario maquillage, venne rimontato lo storico parquet, che resistette per altri quattro anni, quando si decise per il totale rinnovamento del rettangolo di gioco.
Mentre gran parte del parquet venne sezionato in piccoli pezzi e venduto come souvenir oppure all’asta, insieme ad altre parti del demolito Garden come i seggiolini, i mattoni o le attrezzature varie, le porzioni migliori furono comunque integrate nel nuovo parquet, realizzato dalle imprese Connor Sports di Amasa, Michigan e per le rifiniture alla Praters Flooring di Chattanooga, Tennessee. L’aspetto, ovviamente, fu mantenuto invariato, come il bordo verde esterno e il logo di Lucky The Leprechaun nel cerchio centrale, presente fin dal 1974.
Il 3 gennaio 2000, così, ha debuttato il nuovo parquet dei Boston Celtics, identico al precedente anche nel materiale. La franchigia, infatti, ha voluto usare ancora legno di quercia rossa, mentre tutti gli altri parquet NBA sono in acero. Il legno di quercia è leggermente più morbido dell’acero e quindi ha consentito di mantenere a Boston la tradizione del rimbalzo meno vigoroso. Tuttora, infatti, quando si gioca sul campo dei Celtics è necessario palleggiare con un minimo di forza in più. Le sempre crescenti esigenze di perfezione e competitività del basket professionistico hanno richiesto un ulteriore rinnovamento del parquet, avvenuto nel 2015 ad opera delle stesse imprese che realizzarono quello del 2000.
Ancora oggi i Boston Celtics, calcando ogni volta lo storico parquet incrociato, fatto a immagine e somiglianza dell’originale, rinnovano ogni volta una lunghissima tradizione fatta di storia, passione, gloria. Il parquet incrociato, che è replicato anche nel centro di allenamento della franchigia, vanta anche tentativi di imitazione, seppur con fascino inevitabilmente e di gran lunga inferiore, come nel caso degli Orlando Magic. In Italia il parquet del PalaVerde di Treviso è ispirato a quello bostoniano.
Per suggellare la storia del parquet più conosciuto del mondo, niente di meglio delle parole di Red Auerbach: “Il parquet incrociato è un sinonimo dei Celtics. È un ottimo campo, davvero. I cosiddetti punti morti? Se le squadre sentivano che era un campo molle, allora l’ho usato come vantaggio per giocare con la loro mente. E di solito funzionava. Nelle rare occasioni in cui ci hanno battuto qui, non si sono mai lamentate. La cosa strana era che c’erano più punti morti al Madison Square Garden che a Boston. Credetemi, ho giocato e allenato per anni, io lo so“.