Tam Tam Basketball nelle fotografie di Simone Carolei

Tam Tam Basketball, la società nata nel 2016 a Castel Volturno e composta principalmente da ragazzi e ragazze di origine africana, ha ottenuto ormai una ribalta internazionale.

Ma solo recandosi direttamente in quella realtà è possibile comprendere davvero il valore sociale, sportivo e umano di questo progetto così simile a un sogno, che ha confermato il basket come simbolo di cambiamento e di opportunità.

Lo ha fatto, per quattro anni, Simone Carolei. Giornalista e fotografo, a lungo inviato di programmi Rai e La7 ed esperto di migrazioni e rifugiati, ha conosciuto Tam Tam nel 2019 per realizzare un servizio e non se ne è più staccato. È tornato ripetutamente a Castel Volturno, scattando immagini che raccontassero realmente cosa significhi la presenza della società fondata dall’ex giocatore Massimo Antonelli nella problematica cittadina campana.

Simone ha passato tanto tempo con questi giovani dai nomi di battesimo che trasudano speranza: Destiny, Blessing, Promise, King… Lo hanno accolto nelle loro case, hanno condiviso con lui tanti momenti, tra palestra, campetto e strada. Ci è voluto del tempo, necessario, però, per cogliere quel giusto istante che rende ogni fotografia capace di trasmettere una storia, un mondo, un messaggio.

Il risultato è il suo primo libro, Black Basket Castel Volturno, uscito nell’autunno 2024. Contrasto, la grande agenzia fotogiornalistica italiana, ci ha creduto con fermezza. Duecento fotografie in bianco e nero, con pochi ma efficaci time out testuali di Alessandra Buccini, e un’introduzione tanto vibrante quanto equilibrata di Sabrina Efionayi, scrittrice italiana di origini nigeriane nata proprio a Castel Volturno. Il design è a cura di Chiara Capodici.

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Foto di Francesco Mecucci

Black Basket Castel Volturno: il libro

«Tam Tam è molto più di una squadra di basket, è molto più di un’associazione sportiva. Grazie a Massimo per quello che fa. Senza la sua disponibilità e il suo appoggio questo libro non sarebbe mai nato» ha detto Carolei durante la presentazione svoltasi a Roma l’8 dicembre 2024, nell’ambito dell’evento Più Libri Più Liberi alla Nuvola dell’EUR. Nel volume, l’autore ha raccontato per immagini la quotidianità di questa esperienza in un contesto critico ma al tempo stesso di meraviglia per ciò che riesce a esprimere.

«In una zona difficile e abbandonata come Castel Volturno – prosegue – Massimo ha accompagnato questi giovani verso uno dei pochi spiragli: lo sport. Ha convogliato le energie in un progetto di valore sociale. Alcuni posso dire di averli visti crescere, in quattro anni da adolescenti sono diventati adulti. Ho avuto il dono di stare insieme a loro durante gli allenamenti, le partite, nei pomeriggi afosi e nelle giornate in cui c’era poco o nulla da fare. Questo libro è un atto d’amore nei loro confronti».

La scelta del bianco e nero conferisce alle immagini un inusitato vigore. Fa emergere tutta l’intensità delle storie e dei contrasti che prendono vita tra il mare e il cemento di Castel Volturno. Gli scatti di Simone Carolei mostrano i protagonisti di Tam Tam nella loro vita di tutti i giorni tra abitazioni, scuola, strade, campetti, palestre. Senza far dimenticare, purtroppo, la durezza di una realtà dove il degrado e la povertà spuntano in ogni angolo.

Eppure, tra macerie, ruderi e spazzatura, la passione e la speranza hanno trovato terreno fertile per germogliare. «Se prima, quando questi ragazzi passavano in strada, gli altri dicevano – conclude Simone – ‘Ecco i neri che vanno a giocare a basket’, ora le parole che rivolgono loro sono “Ah, siete del Tam Tam! Vogliamo giocare con voi’!».

Simone Carolei
Foto dalla pagina Facebook TAM TAM Basketball

Castel Volturno, tra mare e rovina

Poco meno di trentamila abitanti (almeno quelli dichiarati), Castel Volturno si distende lungo chilometri e chilometri di litorale tra Mondragone e Pozzuoli, in provincia di Caserta, a nord di Napoli. Una città stravolta dall’abusivismo e dal degrado, e pensare che era nata come zona residenziale e di villeggiatura.

Invece, dagli anni Ottanta, il suo destino è cambiato: molti immobili svalutati o abbandonati, anche in seguito alla dismissione della base NATO, sono diventati dimora di fasce deboli, dagli sfollati dal terremoto dell’Irpinia e ai tantissimi immigrati africani (regolari e clandestini), arrivati qui per lavorare nelle campagne. Camorra locale e mafia nigeriana hanno trovato campo libero per infiltrarsi nella politica e gestire i traffici di droga e prostituzione. Tutto ciò ha reso Castel Volturno uno dei posti più difficili d’Italia, tra povertà, violenza, immondizia.

Eppure, come scrive Sabrina Efionayi, i giovani afroitaliani di Castel Volturno, nati e cresciuti qui ma trovatisi in una sorta di limbo identitario, hanno qualcosa che prima non c’era. E sono pronti a scrivere una nuova, diversa storia: “Castel Volturno è più giovane di quanto si possa immaginare. Un paese popolato di ragazzi e ragazze che ai problemi che per tanti anni hanno affrontato i loro genitori non ci pensano più, non per disinteresse, ma perché hanno qualcosa che agli adulti è mancato a lungo: una visione“.

Ed è questo l’antidoto a una narrazione esterna incapace di dare speranza a questo posto. A intravedervi qualcosa di positivo. A cambiare la percezione di un luogo “che per molto tempo è parso come un’isola, dando la sensazione claustrofobica di non poterne uscire, di dover aspettare che qualcuno venisse a recuperarti. Finché non succede che si è stanchi di attendere“.

Black Basket Castel Volturno Tam Tam Basketball
Foto di Francesco Mecucci

Tam Tam Basketball: dare una chance

22 ottobre 2016: in questa data, Tam Tam Basketball ha tenuto il primo allenamento, con una quindicina di ragazzi. Oggi sono circa 150, bianchi e neri. Ma resta il punto di riferimento per gli italiani di seconda generazione. E per chi non può permettersi di pagare per praticare sport. In otto anni, questa società ha dato una chance ai giovani di Castel Volturno. Ha insegnato loro attraverso lo sport cosa vuol dire appartenere a una comunità e alla società di oggi.

Massimo Antonelli, classe 1953, un passato da giocatore di Virtus Bologna (con tanto di scudetto nel 1976), Mestre e Napoli, a fine carriera si è dedicato ai giovani, sviluppando il metodo Music Basketball per l’insegnamento dei fondamentali a ritmo di musica. Tuttavia, sposando quella che in America chiamano Giving Back Philosophy, in base a cui atleti di successo restituiscono qualcosa a una comunità che ne ha bisogno, ha legato il suo nome a Tam Tam.

«La passione per il basket mi tiene giovane, amo vivere a contatto con il gioco e con i ragazzi – spiega Antonelli durante la presentazione romana – Insieme a un gruppo di ex giocatori avevamo voglia di fare qualcosa per una realtà come Castel Volturno. C’era questa grande comunità di ragazzi africani che non facevano sport né potevano permetterselo. Tam Tam è nato come progetto sportivo e sociale, ma il sociale è diventato predominante. Avevano solo bisogno di un’opportunità, gliela abbiamo data e non se la sono fatta sfuggire. La loro vita resta durissima, ma se li osservi, noti che sorridono sempre».

Oggi Castel Volturno ha sempre i suoi problemi, ma Tam Tam Basketball è cresciuta. Ha ottenuto una certa notorietà e ora può contare su strutture migliori. È riuscita a dotarsi di una propria confortevole palestra, mentre agli inizi l’unica struttura era un malandato campetto all’aperto. Tutto ciò non sarebbe potuto succedere se Tam Tam non fosse prima diventata un simbolo.

Massimo Antonelli Tam Tam Basketball
Foto di Francesco Mecucci

Si scrive Tam Tam, si legge cambiamento

«Tam Tam Basketball è un simbolo dei diritti dei giovani stranieri nati in Italia – racconta Antonelli – Abbiamo dimostrato che il cambiamento è possibile. Quando andai a iscrivere i ragazzi per la prima volta, scoprii che quelli senza cittadinanza, pur essendo nati qui e andando a scuola qui, non potevano essere tesserati. Nelle giovanili erano ammessi solo due stranieri per squadra. Non era giusto. La scuola includeva e lo sport no: bisognava fare qualcosa. Come puoi dire a un ragazzo nato qui, che parla e gesticola da vero napoletano, a dire: mi dispiace, non puoi giocare, non sei abbastanza italiano?».

In Italia, tuttora, i figli nati in Italia con entrambi i genitori stranieri hanno diritto alla cittadinanza italiana solo a diciotto anni. Da Castel Volturno sono riusciti a cambiare le cose almeno nello sport. «È nato un vero… tam tam sui social – continua – che ha acceso una scintilla, che poi è diventata un fuoco e ha sviluppato un movimento incredibile intorno a noi. La FIP ci ha concesso una deroga, ma le deroghe non ci piacciono: sono un privilegio. E tutti gli altri ragazzi in Italia che si trovavano nelle stesse nostre condizioni? Così siamo andati ancora più su».

Nel 2017 il governo Gentiloni ha varato una legge che, addirittura, è stata chiamata “Norma Salva Tam Tam”: qualsiasi minorenne straniero che va a scuola in Italia da almeno un anno, nello sport è italiano a tutti gli effetti. Una sorta di ius soli o ius scholae sportivo. Di esso hanno beneficiato, all’inizio, 800.000 ragazzi e ragazze e ormai oltre un milione. Di questa società hanno parlato telegiornali e trasmissioni tv. Al Jazeera ha realizzato un documentario, diretto da Mohamed Kenawi (che era a Roma alla presentazione). E la FIP ha eliminato ogni limitazione al tesseramento di atleti stranieri nelle giovanili.

«Ora ci conoscono in tutto il mondo. La nostra maglia è un simbolo e va rispettata, ha un valore – conclude il fondatore – Quest’anno abbiamo introdotto il rito della consegna della maglia alla prima partita di ogni stagione. Il primo a riceverla è stato un ragazzo dell’Under 15, la cui mamma è africana. Abbiamo lottato per arrivare fin qui. Certe volte i miracoli avvengono, ma bisogna crederci».

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