Film di basket: The First Slam Dunk

È uscito in Giappone nel 2022, con incassi record, ed è arrivato in Italia l’anno successivo. The First Slam Dunk, oggi disponibile su Prime Video per gli abbonati senza costi aggiuntivi, è un gioiello della cinematografia d’animazione e, nello specifico, di sport.

Prodotto da Toei Animation e DandeLion Animation Studio (la distribuzione italiana è affidata ad Anime Factory), The First Slam Dunk è l’ultimo film tratto dalla serie manga e anime Slam Dunk. Uno spokon (fumetto o cartone animato giapponese a tema sportivo) tra i più amati, che ha fortemente contribuito alla diffusione del basket nel paese del Sol Levante e anche nel resto del mondo ha influito non poco sull’immaginario cestistico.

Si tratta del quinto spin-off di Slam Dunk. I precedenti quattro, però, non hanno praticamente lasciato traccia. Questo nasce su basi completamente diverse, oltre che con trent’anni di esperienza in più. E il fattore decisivo è “lui”, Takehiko Inoue. Infatti, il creatore della serie è lo sceneggiatore e regista del film. Niente male come prima esperienza cinematografica. Il magazine italiano L’Ultimo Uomo lo ha definito “il miglior film di basket di sempre“.

Quando debuttò il fumetto, nel 1990, Inoue – che è un grande appassionato di basket – aveva solo ventitré anni. Slam Dunk, in Giappone, si concluse nel 1996, dopo 31 volumi e 276 capitoli. Diventato cartoon, mai amato dall’autore, è stato trasmesso in Italia dal 2000 su MTV. La realizzazione di The First Slam Dunk è durata ben tredici anni. La resistenza di Inoue a occuparsene è stata vinta solo quando la produzione gli ha lasciato la possibilità di prendere in mano le redini dell’intero progetto.

The First Slam Dunk: la storia

Senza spoilerare troppo, la trama di The First Slam Dunk segue due linee narrative che si intersecano per tutta la durata del film. Entrambe salgono progressivamente di ritmo e complessità, bilanciando accelerazioni e rallentamenti e ricongiungendosi nel finale.

Il lungometraggio ripropone uno degli atti finali della serie animata: la partita dei campionati liceali del Giappone tra il sorprendente Shohoku e i campioni in carica del Sannoh. La sfida sul parquet si intreccia con flashback sul passato del playmaker dello Shohoku, Ryota Miyagi.

È infatti Miyagi, del quale nell’anime non si approfondisce molto, il protagonista del film. Un dramma familiare – la perdita del fratello maggiore, che lo stava avviando al basket – segna la sua infanzia e adolescenza. Grazie alla pallacanestro, Ryota trova la forza per dare uno scopo alla propria vita, essere accettato dai coetanei e, infine, riconciliarsi con la madre.

Con lui, nel quintetto base dello Shohoku, gli altri giocatori che i seguaci di Slam Dunk conoscono a menadito: l’immaturo Hanamichi Sakuragi, che nella serie è invece il personaggio principale; il serioso e imponente capitano Takenori Akagi; il talentuoso, taciturno e arrogante Kaede Rukawa; il tiratore infallibile ed ex teppista Hisashi Mitsui. Anche se sembrano elementi di contorno, sono in realtà ben caratterizzati e ciascuno di loro ha il suo buon “minutaggio”.

Quella di Ryota Miyagi è indubbiamente una storia di formazione. Le digressioni sul suo percorso di crescita sono messe in parallelo con la continua esigenza di leadership in campo a cui, nel tempo presente, è chiamato nella proibitiva gara contro il Sannoh. Dove ha il compito di porre i compagni nelle migliori condizioni di andare a canestro. Perché è solo insieme che si può vincere.

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Un atto d’amore per il basket e per la vita

La qualità delle animazioni di The First Slam Dunk è sublime. Se il manga e lo stesso anime si erano distinti per naturalezza e realismo (a parte qualche iperbolica concessione alle capacità tecnico-atletiche di ragazzi di 16-18 anni), grazie anche ai progressi tecnologici nella computer grafica questo film va ben oltre.

I movimenti dei giocatori sono estremamente puliti e rifiniti. Tra gli scenari, colpisce in particolare l’alternanza tra paesaggi naturali e urbani. Un elemento tipico della cultura giapponese. L’impiego di colori e tonalità tenui e delicate, fin dal playground della scena iniziale, aggiunge un velo di malinconia a una storia che già di per sé contiene un’elevata dose di introspezione, anch’essa tutta nipponica.

The First Slam Dunk è ambientato negli anni Novanta. Come i fan già sanno, lo Shohoku riprende i colori rosso-neri dei Chicago Bulls; i capelli tinti di Sakuragi sono un omaggio a Dennis Rodman; le movenze di Rukawa sono ispirate a Michael Jordan; lo ieratico allenatore-filosofo Mitsuyoshi Anzai è un evidente richiamo a “Coach Zen” Phil Jackson.

Nel film non compaiono cellulari né altri segni dell’onnipresenza digitale a cui siamo abituati oggi. Ma questa è una storia che trascende i limiti del tempo e dello spazio. Trasmette valori universali, come la necessità di alzare la testa e affrontare le sfide quotidiane, la famiglia, l’amicizia, l’elaborazione di un lutto, la ricerca di equilibrio. In tutto ciò, lo sport è un preziosissimo strumento di maturazione.

Con The First Slam Dunk Takehiko Inoue compie un enorme atto d’amore per la pallacanestro e per la vita. Entrambe fatte di vittoria e sconfitta, di caduta e riscatto, di colpa e redenzione. E dove ciò che conta, sempre, è andare avanti e pensare alla prossima partita.

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