The Rookie #5 – Pesi e buchi

Sono due anni, ormai, che corro su e giù per il campo da basket della palestra di Avila. Da qualche tempo anche le Passerone del Pass, sempre qui a Roma, mi hanno accolto, dandomi la possibilità di allenarmi con loro il sabato pomeriggio.

Pensavo a quanti pesi ho scaricato zompettando sotto il canestro, e a quanti ogni volta ne tiro giù, come se le mie spalle fossero enormi. Ancora di zavorre ce ne sono, proporzionate a quanto devo imparare sul gioco del basket. Forse c’è un parallelo tra i pesi ancora presenti e i buchi che non vedo.

Sì, i buchi. Quegli spazi, quei pertugi che si aprono sul campo durante il movimento dei giocatori. E che io, come fa chi sa davvero giocare a basket, dovrei sfruttare per penetrare, fare il terzo tempo e ascoltare lo swoosh della palla che entra nel canestro per mano mia!

È stato G., ai bordi del campo qualche mese fa, sotto i suoi riccioli neri, a esclamare: “Guarda quanti buchi!“, facendo sì che li notassi per la prima volta. Si creano spontanei: l’abilità sta nel vederli e sfruttarli. Oppure nel determinarli con una finta, un dai e vai, portandosi via un difensore, per consentire a un altro o a un’altra teammate di fare canestro e portare a casa i due punti come da regolamento.

In effetti, creare spazio è forse l’abilità principale del giocatore in attacco. Prima ancora del canestro, prima ancora del passaggio. Ho provato non tanto a creare spazi (non esageriamo), ma a sfruttarli quando li vedo. Ecco, quando li vedo… Se li vedo! Il problema è che non li vedo.

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Foto: Finnian HaDiep / Unsplash

Vedo solo i difensori che sembrano sdoppiarsi davanti a me, muoversi come saette, pericolosamente, con i gomiti alzati. Lo spazio tra me e il canestro sembra infinito, come se il campo si fosse allungato con misure speciali dedicate solo al momento in cui la palla mi viene passata. Il terzo tempo mi pare impossibile, perché il canestro è laggiù, oltre me stessa, oltre la mia portata. Eppure in allenamento è così vicino. Qualcuno lo sposta in partita? Non saprei…

Chi mi ha visto sin dall’inizio approcciare al basket riconosce la mia testardaggine, la forza di volontà che mi caratterizza e che mi aiuta a tentare di colmare quel gap irrimediabile, costituito dal fatto che imparare questo sport da bambini/e, da adolescenti è tutta un’altra storia.

Eppure l’entusiasmo non cambia, è lo stesso. Quando si scende in campo, sotto il canestro, nel tiro della palla, si resta sempre un po’ fanciulli/e. La vivida curiosità che mi tiene per mano in ogni attività che svolgo e che alimenta la passione, è un altro fattore propulsivo molto forte verso il miglioramento, l’avanzamento, l’impegno. Ecco allora che non demordo: prima o poi imparerò le finte, imparerò a sfruttare il pick and roll, i blocchi, entrerò e segnerò.

Campetti, palestre, partite in tv: prima o poi, il basket mi entrerà in testa, nelle gambe, nelle braccia e nelle mani. A un certo punto i pesi da scaricare finiranno, si apriranno spazi che saprò vedere e utilizzare. Il cuore sarà leggero e con convinzione farò la mia entrata, sentendo uno swoosh che suonerà molto familiare. Perché sarà il mio.

E state certi che sarete i primi a saperlo!

Prima foto in alto: Jeffrey F. Lin / Unsplash
[immagine puramente indicativa]

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