La foto del buzzer beater di Kawhi Leonard, con cui i Toronto Raptors hanno eliminato i Philadelphia 76ers ai playoff NBA 2019, ha vinto la sezione Sport dei World Press Photo Awards 2020, dedicati ai migliori scatti giornalistici dell’anno precedente.
Mark Blinch per NBAE ha catturato l’istante in cui la palla entra nel canestro, dopo aver rimbalzato, a cronometro esaurito e sirena suonata, per almeno quattro volte sul ferro. La fotografia è in corsa insieme ad altre cinque immagini legate a vari sport.
La cerimonia dei World Press Photo Awards, atto finale del World Press Photo Contest, si sarebbe dovuta tenere ad Amsterdam (sede della World Press Photo Foundation) dal 16 al 18 aprile 2020, ma è stata annullata in seguito alla pandemia di coronavirus. La sera del 16 aprile i vincitori sono stati annunciati su web e social.
Mark Blinch è fotografo ufficiale dei Toronto Maple Leafs di hockey su ghiaccio e ha lavorato per NBA, Getty Images Sport, Reuters, The Canadian Press, The Globe and Mail. Ha ricevuto numerosi premi sia in Canada sia a livello internazionale.
Il buzzer beater di Kawhi Leonard
12 maggio 2019, Scotiabank Arena, Toronto. Gara 7 della semifinale di Eastern Conference: Toronto Raptors contro Philadelphia 76ers, dentro o fuori. Mancano 4 secondi e 2 decimi alla fine e il punteggio è 90-90.
Rimessa laterale per i Raptors. Se ne incarica Marc Gasol. Kawhi Leonard sfrutta un blocco di Pascal Siakam per provare a liberarsi di Ben Simmons. Riceve palla al centro. Simmons rimane in difesa su di lui, Leonard va in palleggio sul lato destro dando l’impressione di superare l’avversario in velocità. Subentra in marcatura Joel Embiid. Leonard, quasi chiuso in angolo e con il tempo che sta scadendo, si arresta e lascia partire un tiro non del tutto in equilibrio.
Mentre la palla è in aria suona la sirena. Il tiro è valido. La palla rimbalza una prima volta sul ferro. Tempo supplementare o vittoria e passaggio del turno per Toronto? Kawhi Leonard si è messo con il sedere a terra quasi a contemplare quel momento interminabile. La palla rimbalza una seconda volta, una terza, una quarta. Gli occhi dei giocatori e di ventimila tifosi convergono verso quel cerchio arancione. Dentro. I Raptors esplodono di gioia insieme a tutto il palazzo. I momenti che rendono unico il basket. Quello di Leonard è stato il primo buzzer beater in una gara 7. Toronto un mese più tardi andrà a vincere il suo primo titolo NBA.
La foto di Mark Blinch
Mark Blinch è riuscito a fissare l’attimo cruciale di quel momento di attesa così breve ma apparentemente infinito. Gli occhi di tutti i presenti sono indirizzati verso il punto focale, spostato in basso a sinistra e costituito dal canestro e dalla palla che sta per entrarvi.
Palla e canestro formano una composizione perfetta, statica, imperturbabile all’interno del grande caos e dinamismo di una partita di basket di quel livello. Sul lato opposto, in alto a destra, si concentrano invece la tensione, l’agitazione, il vulcano dei giocatori pronti a esplodere (o a trattenersi) a seconda dell’esito del tiro di Leonard.
Lui, l’autore del tiro, è però statico. Nei suoi occhi e nella sua mente ci sono soltanto lui, la palla e il canestro. Tutto ciò che è intorno può anche non esistere. Dopo aver lasciato andare il tiro, si è subito seduto, d’istinto, sul parquet per osservare attentamente come va a finire. Kawhi è noto per la sua indole taciturna e, almeno in apparenza, fredda. È considerato un cyborg del basket. Uno che non lascia quasi mai trasparire emozioni. Quasi, appunto: ha la bocca socchiusa e la lingua leggermente fuori. Per il resto, potrebbe benissimo stare a guardare una qualsiasi gara di tiro in allenamento.
Intorno a lui, tutto il fremito del momento in cui si decide la vittoria o la sconfitta. I giocatori della panchina dei Raptors, a bocca aperta o con gli occhi spiritati, fissano la traiettoria della palla. Joel Embiid, che difendeva su Leonard e non è riuscito a stoppare il tiro, ha un’espressione incredula, come se non si rendesse conto di cosa stia succedendo. Fred VanVleet è in divisa da gioco, ma in quel momento era stato sostituito e condivide le emozioni con gli altri compagni in panchina. Infine, sul campo, Ben Simmons dei Sixers ha la bocca tesa a esorcizzare quel momento ma come se ne avesse già intuito l’esito.